domenica

UN MATRIMONIO TRADIZIONALE (che ancora non è il nostro)



Nonostante l’aria condizionata, in macchina faceva un caldo tropicale. Il matrimonio si svolgeva a circa 40 km da Roma in una chiesa vicino al mare, primo dello svincolo per Civitavecchia ci fermiamo in una piazzola e incuranti delle macchine che sfrecciavano a 120 km/h ci togliamo le magliette, ci asciughiamo con i tovaglioli, ci rimettiamo il deodorante e ci infiliamo le camicie asciutte e pulite. Siamo in ritardo di 30 min, menomale, le funzioni religiose  mi fanno venire sonno e poi quando cantano tutti insieme tipo mantra con quelle voci in falsetto, mi prende l'ansia.
Entriamo in chiesa furtivi x non dare nell’occhio, ci sediamo dietro due vecchie che appena ci vedono prendono le borse che avevano poggiato vicino e con aria complice si guardano soddisfatte per aver “tanato” i ladri ...cominciamo bene!
Gli sposi sono belli ed eleganti ...ma gli invitati no! Esclusa la sorella di Edu a cui ho curato personalmente il look e qualche altra eccezione, vedo una miriade di donne vestite di blu scuro e nero, le italiane hanno la tendenza a scambiare i matrimoni per funerali.
Il prete predicava sull’amore di coppia in senso più ampio, sorprendentemente un discorso intenso e trasversale, che finisce con il must di chiusura "andate in pace".
All'uscita come da tradizione, riso per gli sposi un po di foto e tutti al ristorante.
Al giardino del ristorante in stile Antica Roma, troviamo l'aperitivo di benvenuto, ne prendo due, uno anche per la mamma di Edu, che come mi avvicino, commenta < ste statue di gesso sono orrende> ...mi ha tolto le parole di bocca.
Durante il pranzo, Edu e i suoi genitori, mi presentano al resto dei parenti, parenti sorridenti e affettuosi.
 E' arrivato il momento delle foto ricordo e gli sposi ne vogliono una solo con me e Edu.
E’ ora di andare, giro di baci e di “ci vediamo presto” prendiamo la bomboniera e  passiamo a salutare i genitori di Edu, oggi sono stati speciali con noi, ci sono stati vicino, pronti a proteggerci qualora ce ne fosse stato il bisogno, il papà mi abbraccia forte forte e mi chiede < Ma tu, lo ami tanto mio figlio? > ci fissiamo qualche istante e rispondo quasi intimorito < io lo amo tantissimo > , i suoi occhi diventano enormi e lucidi, mi sorride e mi da una pacca sulla spalla....
Dopo circa tre anni, ho rivisto negli occhi del papà di Edu, quella stessa energia commovente, quegli stessi occhi enormi e lucidi ...ed è stato quando ho sposato il suo  amatissimo figlio. 

La tradizione è una bellezza da conservare, non un mazzo di catene per legarci.                                                             Ezra  Pound



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