venerdì

VERSO ORIENTE

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Tornando dall’ufficio, mentre appendeva il cappotto, mi ha detto“Ho una serie di riunioni a Shanghai…mi accompagni?” lo aveva detto con il tono di chi la sa lunga, quel tono del tipo, “ so che stai per fare I salti dalla gioia, buddy”, era una di quelle scene da sit com anni ’50, ma invece di esserci una casalinga vestita con colori pastello e capelli alla Doris Day, in cucina a lavare i piatti c’ero io. …Ma la mia reazione fu comunque la stessa che avrebbe avuto la casalinga sopracitata.
Avevo finito da qualche giorno di girare un piccolo film, avevo lasciato Pedro, il nostro cane disfunzionale, dai miei e avevo raggiunto Dublino, quindi avevo un po’ di soldi e un po’ di tempo. Eduardo aveva ovviamente il biglietto per la business, ma visto il prezzo, ho realizzato che con quei soldi avremmo potuto fare un sacco di shopping, cosi’ convenimmo che 12 ore in classe economica per me, sarebbero state una passeggiata.
Usualmente , viaggiamo sempre in economica e sempre insieme, io posto vicino al finestrino , piu’ avanti possibile e lui vicino  a me. Ma sta volta avremmo dovuto viaggiare separati, era quello che un po’ ci dispiaceva.
La sera prima di partire eravamo stati a un compleanno, rincasati tardissimo, finimmo le valigie ed era giusto l’ora di partire.
Giunti in aeroporto iniziai a intuire il significato di sperequazione di classe, la mia fila per il check-in interminabile, mentre Edu era gia’ alla sicurezza, “ti aspetto dentro?” sono quelle domande retoriche, pero’ lo capivo alla festa aveva bevuto con gli standard irlandesi ed era uno straccio, io pure pero’, i piedi mi formicolavano e capillarmente il formicolio saliva fino alle ginocchia, barcollavo.
Seduti sulle scomode sedie del gate, aspettavamo, nascosti dietro occhiali da sole il nostro turno, bevendo shortini di Baileys offerti dalle commesse del duty free… alle 8.30 di mattina, noi ci vedevamo reciprocamente con gli occhi dell’amore, ci vedevamo come delle Rock star, gli altri invece, ma che ci importa degli altri.
Iniziano ad imbarcare, Edu mi bacia triste e cosi’, mentre lui gia’ dorme con la mascherina su gli occhi, io sono ancora in  fila per sedermi.
Come da copione il mio posto vicino al finestrino lo cedo ad una ragazza francese che con lo sguardo da san bernardo  e un accento irresistibile, mi chiede se poteva stare vicino alle sue amiche, ok , che palle ad essere gentili, ora mi ritrovo tra una donna che ha evidenti problemi di sudorazione , che scusandosi timidamente  si mette i kleenex sotto le ascelle e un omone arabo, che ne frattempo, mentre la hostess ci mostra come salvarci se l’aereo dovesse precipitare e schiantarsi al suolo, si leva le caccole e le butta sulla moquette.
Mi svegliai dopo circa tre ore dal decollo, a svegliarmi fu proprio Edu, “vuoi uno spuntino speciale?..dai alzati”, conoscendolo mi aspettavo qualche battutaccia a sfondo erotico e invece  appartati vicino lo stanzino di servizio mi tira fuori bigne’ alla crema aromatizzati ai fiori d’arancio e limone e una mini lattina di pompelmo rosa… avevo fatto bene a rifiutare  le fette biscottate ,con il burro e la marmellata che l’hostess voleva rifilarmi, manco fossimo al camposcuola comunale.
Io mezzo acciaccato e con le spalle rigide, perche’ avevo volutamente mantenuto un sonno leggero per evitare di appoggiarmi sulla spalla della signora ipersudata o peggio all’omone arabo, che scambiandole per avances, mi avrebbe lanciato una sharia, non prima di avermi picchiato a dovere; Edu invece era riposato e il viso rilassato, stava benissimo…mi ha detto che nella business le poltrone sono massaggianti e poi si era passato un tonico in faccia… “vabbe torno a sdraiarmi e a vedermi un film in HD, a dopo amore” mi dice, mentre tornava nella sua zona riservata, lo ringraziai per quel cibo raffinato e tornai mestamente a posto a cercare anche io, qualche film da vedere sul Piccolissimo schermo riposto sullo schienale di fronte…prima non ci avevo pensato, ma e’ proprio piccolo…e non e’ HD.
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Passano per il pranzo , in un box 25 x 15, c’e’ tutto, riso, carne, frittatina  insalata e dolce, mangio con gusto, e’ tutto buono anche se mangiare con i gomiti stretti per non sbattere ripetutamente addosso ai vicini e vagamente punitivo. Mentre sto aspettando che passino per il caffe’, Edu  in piedi al solito posto (da qui’ in poi lo chiameremo cosi’) mi chiama “ Stellina vieni?” chiedo scusa  all’omone passo e lo raggiungo, ecco il mio errore e’ stato chiedergli che aveva mangiato, ora il mio meal box sembrava  uscito dalla mensa aziendale del rag. Fantozzi, giuro fino a pochi minuti prima lo avevo realmente apprezzato.
“Ah, quasi dimenticavo per te amore” tira fuori dalla tasca una mini bottiglia di champagne a giusta temperatura,  “cosi’ digerisci” . sapevo che voleva starmi vicino e si sentiva in colpa e quello era il modo per dimostrarmelo, “amore grazie”.. le bollicine scendevano nella gola e mi mettevano allegria, scherzammo un po’ sul concetto di lusso. desiderio e frustrazione, concetti a me assolutamente chiari in quel momento, poi presi la mia bottiglietta mezza vuota, baciai Edu e mentre tornavo a posto, lo sguardo torvo e minaccioso dell’omone mi seguiva, fino a che non fui a pochi centimetri da lui , e gli chiesi se cortesemente mi faceva raggiungere il mio sedile… L’omone arabo era visibilmente a disagio, quelli come me e Edu al suo paese li lapidano, a meno che non sono ricchi allora possono fare tutto..gli volevo dire qualcosa per tranquillizzarlo, "tranquillo ,non ci proverei mai con te, sono gay, non disperato eh eh eh “ chissa’ che reazione
...Spengono le luci e accendo la mia di cortesia, leggo qualche articolo sulla rivista di bordo, tipo, case pazze nei deserti, oppure le migliori città dove dirsi ti amo… non ne potevo più…e successe quello che temevo, mi addormentai sul serio e mi sveglia dopo circa un’ora, mi svegliai con l’orrore negli occhi, mi ero addormentato sulla spalla della sudatona, che dormendo, emetteva brevi rantoli, alternati a piccoli scatti, delicatamente allontanai la mia faccia dalla sua ascella e mi misi a fissare il nulla.
Mi alzai con cautela per andare in bagno, poi preso dalla nostalgia, proseguii verso la business class, feci per spostare la pesante tenda blu e due hostess, dico due, sono arrivate cortesi e ferme nel cacciare l’intruso, “torni al suo posto signore, grazie” “veramente volevo…”.” La prego i passeggeri non desiderano essere disturbati” che brutto sentirsi come la racchia povera che nessuno vuole alla festa…cosi passai le ore successive,  guardando, film, che non avrei mai  visto al cinema.
Torna la luce, l’aereo riprende vita e Eduardo, mi raggiunge, al solito posto sta volta ha con se dei mini sandwich al salmone, il fatto che senta l’esigenza di portarmi del cibo ogni volta e’ tenera…ma anche leggermente imbarazzante, inizio a vedere in lui la figura del nobile caritatevole e buono di cuore, che aiuta il  misero pastorello.
Inizia il lento atterraggio, prima che danno l’annuncio delle cinture, le toilette, tutte le toilette, vengono prese d’assalto, vorrei lavarmi i denti, fare pipì, darmi una rinfrescata, tanto per togliermi quello stato di stanchezza, sparso un po’ ovunque nel mio corpo, mi metto in fila, ma inutilmente, l’annuncio viene dato, bisogna  sedersi, metter lo schienale in posizione verticale e allacciarsi le cinture.
Scambio due parole con la sudatona, e’ timida e mi confida che e’ la prima volta che viaggia  in aereo ed e’ un po’ agitata e nervosa, per essere carino le dico che non si nota per niente…lei guardandosi i kleenex  sotto le ascelle e le mani bagnate, pensa che la sto prendendo in giro, accenna un mezzo sorriso forzato, smette di parlare con me e guarda avanti, fortunatamente con l’omone arabo,  le cose vanno diversamente, da quando ha capito che sono gay,  mi evita accuratamente.
 Atterraggio  morbido, l’aereo si ferma, saluto i miei bizzarri vicini, che non contraccambiano e mi metto in fila per uscire, non sono arrivato nemmeno alla scaletta dell’aereo, che Bip! Messaggio: Amore, ben arrivato, io ti aspetto all’uscita, cosi cerco l’auto che deve venire a prenderci.
Corsa in bagno, file e ancora file, documenti e permessi esibiti, timbri e contro timbri e poi eccomi fuori. Un signore (ovviamente cinese) viene verso me e da qualche sillaba capisco che mi sta dando il benvenuto in inglese, chiamandomi per nome, prende la mia valigia e lo seguo, mi sento come quando ti risvegli a capodanno, non sai se è giorno o notte, se hai dormito 10 ore o solo una, Edu  fresco come una rosa di maggio, mi abbraccia, ricongiungimento avvenuto; chiusi lo sportello e iniziai a realizzare, erano le due del pomeriggio,  il cielo era livido, con un piccolo sole arancione in lontananza ed eravamo  finalmente a Shanghai!

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