lunedì

CACIO E PEPE ALLA SAINT PATRICK.


Introduzione.
Questo è stato il mio quinto Saint Patrick's day, un po di entusiasmo almeno per la novità sinceramente l'ho perso, però rimane una giornata super pop da passare con gli amici e con Edu.
Capitolo primo. La proposta.
Alla sfilata dei carri siamo arrivati tardi, pioveva (sai che novità a Dublin) e non ci andava di uscire, a Dame street  la via della parata, tra la folla ci aspettavano i nostri amici già alticci, ma non abbastanza.
...Infatti eccoci qua al The George antico e famoso pub gay, stipati che non riusciamo nemmeno a tenere le birre in mano, dopo il primo giro Rubina ci propone di andare al No name un posto hipster e un po stronzo, ottima scelta gli hipsters a Saint Patrick, lo sanno tutti, restano a casa, giocano a mikado, bevono infusi di frutti rossi e chardonnay e ascoltano Devendra Banhart.
Il locale era sufficientemente vuoto, si trattava di starci per un paio d'ore, magari nel frattempo passare pure al Front Lounge, dove le nostre amiche lesbiche sono di casa, tanto per aspettare che aprisse l'Andrews lane theatre, la serata electro che ci interessava sul serio, con un  dj della madonna che arrivava dall'altra parte del mondo... Ma il tempo nonostante le birre e il gossip becero, non passava mai, qualcuno accusava anche un po di fame e così Edu ha proposto < Ma, se venite da noi ? Vi cucino una cacio e pepe, beviamo un po di vino e poi usciamo > .
Capitolo secondo. E' solo social food.
Edu è bravissimo con la cacio e pepe, è il suo pezzo forte, poi il cacio è quello buono, preso da Fallon & Byrne, famoso per la sua selezione di formaggi internazionali.
Lo so qualcuno di voi penserà, i classici italiani all'estero...ma in fondo che male c'è?
Mentre Edu mantega gli spaghetti, aggiungendo il brodo...perchè è così che si fanno! Nel nostro piccolo salotto siamo in otto e tra musica alta, chiacchiere e risate, abbiamo già finito tre bottiglie di rosso, quando finalmente arriva la pasta, buonissima! ...certo un pò pesante da mangiare alle 10,30 di sera, ma comunque saporita, ricca e sopratutto tanta, due nostri amici non italiani era la prima volta che la assaggiavano e vedendo dai bis e tris, hanno gradito e poi più tardi ballando, avremmo smaltito tutto.
Capitolo terzo.  Le aspettative tradite.
Due ore dopo, ci troviamo in discoteca, abbioccati sui divani, non riusciamo nemmeno a ballare, nemmeno a muoverci...il dj ci piace tanto, ma se abbassasse un po il volume ci permetterebbe di dormire, al bar chiedo dell'acqua tonica liscia e la porto ai miei sventurati compagni di “cacio e pepe”, Edu si rende conto di quello che ha fatto e minimizza sarcastico  < Dai, vabbè , allora la prossima volta vi faccio un petto di pollo alla piastra con una fetta di limone spremuto, ok? >, qualcuno propone un brindisi, alziamo i bicchieri colmi di Schweppes e al faticoso grido < Happy Saint Patrick!!! > beviamo tutto di un fiato, dopo qualche istante un rutto collettivo, catartico, dal suono cupo e baritonale riecheggia nella lounge... e c'è perfino chi applaude!
Conclusione.
Usciti da li, percorremmo un breve tratto di strada fino ai taxi, facendo una gincana tra le vomitate e le pungenti e copiose pisciate, lasciate da chiunque.
...Perchè Saint Patrick's day, anche se è un giorno per celebrare la morte del santo romano/scozzese, nei secoli si è trasformato in una festa pagana, con carri, musica, birra e tutto il resto, un evento stile basso impero da far invidia a Caligola ...e a noi diverte così.
Note.
Il giorno dopo, eravamo tutti gonfi rallentati, pigri e con un alito pessimo, passammo la giornata sul divano guardando acriticamente qualsiasi cosa apparisse in tv.


martedì

TRA LA TERRA E L'INFINITO.



Rieccomi quà con la cintura allacciata il busto eretto, pronto all’ennesimo decollo.
Ritorno in Irlanda li c'è la mia seconda casa, li è dove vivo con il mio Edu.
Negli ultimi anni abbiamo vissuto divisi, io a Roma e lui a Dublino e  l'aereo è stato un po come per certi pendolari il treno.  Ed è  forse proprio per una forma di rifiuto a quella condizione precaria e instabile, che  ho sviluppato  una vera e propria paura del volo.
Lo so, statisticamente è il mezzo piu’ sicuro, pero’ è anche vero che se sei in auto e si rompe il motore o ti senti male puoi sempre accostare in una piazzola, mettere le quattro frecce e chiedere aiuto, se sei in aereo precipiti e basta.

…E’ questa idea del viaggio come percorso ineluttabile che mi spaventa, sospeso a svariati mila metri di altezza, tra la terra e l’infinito,  sono seduto solo con i miei pensieri e lo stato d’animo rispecchia esattamente la natura mistica e atea del dove mi trovo.

Il segnale si accende e l’hostess dal microfono ci avverte che stiamo passando in una zona di  turbolenza. Mantengo una calma apparente ma l’aereo inizia a tremare e a oscillare, a tremare e a oscillare sempre più forte, poi sobbalza e alcuni passegeri emettono piccole urla, poi perde  quota per alcuni secondi, poi riprende e sto male e mi immagino il momento dell’impatto al suolo, l'esplosione, le fiamme e tutto il resto. Osservo i volti disorientati e spaventati dei miei vicini di posto,  ho una paura fottuta e non è così che voglio morire, non è invasato dal terrore che me ne voglio andare, non è in questo modo che voglio scrivere la parola fine.
 Ho avuto una vita piena di cose belle e cose brutte, ho amato e amo e sono stato e sono amato, il senso della mia vita non lo determina la durata, ma la pienezza. Ho conosciuto la parola amore in tante sfaccettature, ho vissuto momenti cosi’ intensi che mentre ci ripenso  mi salgono le lacrime, depressioni cosi’ profonde da avere avuto voglia di morire sul serio e soprattutto, proprio quando ero lucidamente solo, ho trovato l’atra metà di me che ha  unito la terra al mio infinito.  Un altro scossone e sento una signora dietro di me piangere come una bambina,  mi inabisso nei miei ricordi che  prendendo forma  mi portano altrove fuori da li... Ora sono nitidi e colorati: Rivedo me e Edu  abbronzati e in moto sulle strade di terra battuta a Rodi, poi sul terrazzo di casa in una assolata estate romana,  ecco, vedo Edu mentre mi rincorre con la pompa dell’acqua e Pedro abbaia contento, io che lo risveglio con il caffè, Edu che mi tiene la mano stretta stretta mentre vengo ricoverato in ospedale... momenti che nell'urgenza ridiventano  preziosi, rimbalzano e mi distraggono, rimbalzano e mi allegeriscono.  Credo di non avere più paura di morire e neanche paura di lasciare, perchè se posso lasciare è la conferma  che ho avuto e forse più del necessario. Nel ventre di questo aereo barcollante, io resto seduto i miei occhi sono chiusi e ho un sorriso rilassato sulla faccia, le mie mani hanno smesso di sudare. Intorno a me  persone che a rallentatore si agitano e gridano, consapevoli che siamo tutti impotenti, consapevoli che stiamo tutti condividendo lo stesso destino; Si ora l'ho capito e’ cosi che voglio morire, è sorridendo e ringraziando la mia vita  che voglio cessare di esistere,  l'anziano signore di fianco a me stringe il mio braccio cercando conforto  e io la lascio fare...addio  Edu, addio unico amore mio.

La turbolenza è passata, la paura e l'imbarazzo pure, l’atterraggio è stato perfetto. 
Ho solo un bagaglio a mano, a passo svelto sorpasso i miei compagni di viaggio ancora frastornati, voglio solo uscire da li. 
Le porte scorrevoli si aprono  e c'è Edu ad aspettarmi.
 Il suo abbraccio preoccupato mi ha riconciliato con la terra, il suo bacio tenero con l'infinito e io, io  per questa volta continuo a vivere.

lunedì

SENZA SPINGERSI OLTRE.


...Sinceramente? Una volta ero in un bar con loro e me ne sono subito accorto che non c'era feeling, si parlavano in modo diretto e asciutto, come due colleghi di lavoro costretti a dividere la stessa scrivania e detto tra noi, Diego dei due, mi sembrava quello più indifferente.
Ma facciamo un passo indietro, Diego e Andrea sono fidanzati da circa tre mesi, Diego è un nostro caro amico con lui ci vediamo spessissimo e spessissimo, anzi praticamente sempre... senza Andrea.
 Mi ricordo che appena conosciuti io e  Edu volevamo passare più tempo possibile insieme e quello che desideravamo, era proprio conoscere, frequentare e mettere in comune i nostri amici, perché il nostro piano anche se non ce l'eravamo ancora detto, era quello di condividere tutto, si lo so ogni coppia ha le proprie dinamiche, però funzionare a compartimenti stagni, secondo il mio modesto parere è sintomo di non voler  mettersi alla prova, non voler spingersi oltre.
Fatto stà che in questa ultima settimana Diego era pensieroso, ormai aveva focalizzato che non lo amava, che quella spinta iniziale aveva avuto la traiettoria di un aereoplanino di carta, avrebbe voluto lasciarlo, ma non sapeva come dirglielo.
Proprio ieri, ci ha raggiunti per cena in un ristorante casareccio sotto casa nostra... < Allora, Come è andata a finire con Andrea? > chiede Edu mentre arrotola sulla forchetta le linguine al sugo... < Si, alla fine glie l'ho detto, proprio ieri sera all'uscita dal teatro, lui mi ha chiesto se veniva a dormire da me e io gli ho risposto che non me la sentivo più di continuare la storia >  con tono apprensivo e severo mi rivolgo a Diego  < Bhè, spero che tu sia stato delicato e sopratutto disponibile ai chiarimenti, immagino come si sia sentito ad essere scaricato, poverino deve stare malissimo.  > , Diego, manda giù la pasta, prende il tovagliolo, si pulisce la bocca,  guarda in alto, cerca le parole e mi risponde < Si, mi ero preparato un discorso, anche bello e articolato, ma quando gli ho detto che non volevo continuare la storia, ha semplicemente sospirato e mi ha risposto con un tono sollevato... Va bene! Mi basta che ogni tanto andiamo al teatro insieme, che ai miei amici non piace e andarci da solo mi annoia >.

martedì

UNA QUIETE ACCESA.


L'ultima volta che l'ho visto era all'aeroporto di Tokyo, Lui partiva per Dublino ed io tornavo a Roma. Fu un addio tenero e sobrio, niente di passionale e lacrimevole, certo se pensavo che lo avrei
rivisto dopo venti giorni, mi rodeva un po...ma stare spesso distanti ormai fa parte della routine di coppia, così come può succedere (raramente) che ci incontriamo direttamente in qualche città del mondo, per arricchire il nostro libro delle esperienze condivise.
Comunque, venti giorni erano passati, Edu tornava a Roma e anche se non era per una vacanza, ma per una serie di riunioni di lavoro, lo avrei potuto tenere tra le mie braccia dalle 19.00 alle 7.45 tutti i giorni e per una intera settimana.
Mi chiama la mattina < Sono appena atterrato, ma vado direttamente in ufficio, ci vediamo per cena, prepara qualcosa di leggero che ho idee bellicose !!! >. Il messaggio era chiaro...penso senza ulteriori spiegazioni, sia chiaro anche per voi.
Ma cosa posso preparare? qualcosa che sia leggero, ma allo stesso tempo anche sexy; Escludo da subito minestrina,  patate lesse e mele cotte e dopo qualche ora in cucina ecco il menù finale:
Spritz di benvenuto con bacio alla francese e abbraccio vigoroso.
Polpettine di manzo piccanti a forma di cuore...fatte da me, una per una.
Cicoria ripassata con anacardi, uvetta e olive nere... una mia variante fusion (che modestamente è diventata già un cult tra i miei amici).
Vino rosè.
In chiusura, Pan di spagna farcito con crema pasticcera e goccie di cioccolato.
Edu arriva e va tutto secondo i piani, serata serena, rilassata, come due mariti, che non si vedono da un po meritano.
... Ma la cena ha avuto un successo maggiore del previsto, Edu si è mangiato tutto facendo il bis e il tris di tutto, dolce compreso... alla fine il “Signor idee bellicose” è seduto sul divano, pantaloni slacciati, ma solo perché la pancia straborda.
Il tempo di preparare il caffè e lo sento ronfare profondamente...

Vederlo così, sopraffatto dalla stanchezza con la testa declinata leggermente sulla spalliera e un sorriso infantile stampato sulle labbra....mi si allaga il cuore di tenerezza, è come un bambino senza difese, lo sveglio solo un po, giusto per portarlo a letto togliergli i vestiti, infilargli il pigiama e metterlo sotto le coperte, lui mi sorride e sussurra < Amore, che bello tornare a casa > , gli do un bacio sulla fronte, spengo la luce e lo lascio dormire.
Era in piedi dalle 5.00, aveva viaggiato e lavorato tutto il giorno; Le sue idee “bellicose” per questa sera si sono arrese davanti ad una cena amorevole, ad un compagno comprensivo e ad un letto fresco di bucato.

Giuseppe Ungaretti diceva “il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa”