lunedì

POP MY YEAR 2014


Io e Edu, in questi ultimi anni, vivendo parte della nostra vita in Irlanda (specialmente Edu), abbiamo direttamente approfondito quanto ampia, internazionale, trasversale e quotidiana e in continua evoluzione, sia la PopCulture.
Anche quest'anno abbiamo selezionato una playlist, canzoni che sono legate a serate danzereccie nei club, concerti, passeggiate per mercatini, spettacoli teatrali, cene in posti affollati e camminate per le Quays con le cuffie a tutto volume.
Vorremmo condividere con voi questi ricordi Made in Dublin, divertitevi, uscite, conoscete, sperimentate, ballate, mangiate e se capita sbronzatevi.
Leggiamo da Wiki; POP: abbreviazione del termine inglese popular, usato come termine generico per indicare tutte le espressioni della cultura popolare.

Auguriamo così a tutti un Buon Natale e un sorprendente Anno Nuovo !!!

istruzioni: Ovviamente, manco a dirlo, questo è un nostro regalo, quindi totalmente free e sicuro. Digitate il Link azzurro in basso (POP MY YEAR 2014), vi si aprirà una pagina e a sx la scritta DOWLOAD, cliccateci su, scaricate e ENJOY!!!... (il download, visto il tempo trascorso potrebbe essere scaduto, ma sotto alcuni video) :(

POP MY YEAR 2014

Ale & Edu



giovedì

BABBO NATALE ESISTE!


No, mio padre non è Babbo Natale, ma dovrebbe esserlo. Fino a pochi anni fa non lo capivo, la sua semplicità di pensiero e la modestia spesso erano un rebus, non capivo il suo percorso e per anni non ho capito cosa avessi in comune con lui. Ma facciamo un salto in dietro, mio padre è anziano, molto anziano 82, non sono proprio pochi, ha vissuto la guerra, da ragazzino è andato a lavorare in campagna, ha dormito nella stalla con i topi che gli camminavano addosso, ha sempre lavorato e si è sempre adattato; certo quando hai un imprinting come quello della guerra e della povertà, tutto quello che viene dopo, non puoi non leggerlo come una conquista... una fortuna.
Oggi ovviamente è in pensione e con mia madre se la passano bene, hanno una bella casa con un giardino e animaletti domestici che gli fanno compagnia, una veranda dove pranzare d'estate e un camino dove scaldarsi d'inverno e l'amore non scontato di figli e nipoti.
Determinante per capire, che mio padre sarebbe potuto essere Babbo Natale, è stato il mio coming out, è stato propormi a lui con autenticità e sincerità e, insieme, padre e figlio, percorrere la strada  della conoscenza e dell'accettazione reciproca:  La soluzione di questo evento, mi ha riconciliato e ricompattato con lui, scoprendo che dietro quell'umiltà e quella modestia che non capivo, c'erano le immense qualità che ogni uomo con la U dovrebbe avere: empatia, condivisione e coraggio.... l'umiltà è il mezzo per capire e la modestia il modo più diretto per percorrerla.
Invecchiando, i fumi densi della mia ambizione dinamica si sono dispersi, facendo emergere una ricerca di qualità della vita, diversa nella forma, ma simile per contenuti proprio a quella di mio padre.
Proprio come Babbo Natale, lui mi ha insegnato che la bontà e la correttezza sono valori indissolubili dalla dignità... la dignità è il premio, il  regalo sotto l'albero; Questo è stato per me, un passaggio nodale, rafforzato dal suo esempio e ognuno di noi dovrebbe soffermarsi su questo piccolo concetto, magari con la scusa che è Natale... e a Natale, si sa, siamo tutti più buoni.

Questo vecchio signore nella foto,vestito da Babbo Natale è William, mio padre e insieme a lui  vi auguriamo un sincero e autentico Buon Natale a tutti !... ma a tutti tutti, nessuno escluso!





sabato

L'ULTIMA VOLTA CHE HO FATTO A BOTTE.


L'ultima volta che ho fatto a botte, è stato esattamente ieri; Era da tanti anni che non succedeva, prima di ieri era succeso a Londra in una discoteca, tutto nacque perché due ragazzi ci passarano palesemente davanti alla fila del guardaroba e quando glielo feci notare, per risposta ebbi un < Fottiti frocio!> … a quel punto sono volate spinte e qualche pugno, perché su queste cose proprio non ce la faccio ad abbozzare. Diversamente è successo ieri, ero alla banchina della metropolitana, stavo andando a pranzo dal mio amico Gianni, dall'altra parte, divisi dai binari, sulla banchina nella direzione opposta, un ragazzo si rivolgeva a quella che presumo fosse la sua fidanzata e con tono autoritario l'ammoniva < Tu, fai quello che dico io, ora torni a casa con me>, poi aggiunse < Io, te meno!!!>... e lo ha fatto sul serio, ha mollato alla fidanzata tre pizzoni in faccia e avrebbe continuato ancora, in quell'atto pubblico e doloroso di umiliazione, la ragazza si spostava e lui continuava a seguirla ; Ma come fai a restare indifferente? Ma, come fai a guardare e non reagire? Ovvio che era una persona sola, se fosse stato un gruppo, probailmente sarei corso a cercare la " Sicurezza” che comunque non era in stazione. A voce alta e accomodante, gli dissi < Ma, lasciala perdere, è una ragazza!> , la gente intorno a me si allontanava, qualcuno mi diceva  per rassicurasi < è matto!>.
Ecco era successo, ora rivolto verso di me, mi intimava di farmi i cazzi miei e che se avevo  coraggio dovevo fare il giro e andare da lui, io continuavo a dirgli di farla finita, lasciare la ragazza e andarsene, arrivò la sua metro, ma no la prese, dopo poco me lo ritrovai davanti che mi urlava, a due centimetri dal viso < Chi Cazzo sei tu?, come ti permetti di dirmi quello che devo fare?> ...ho cercato di calmarlo, ma nel frattempo lo studiavo, era un po più alto di me, avrà avuto poco più di vent'anni, quindi molto più giovane di me, gli occhi iniettati di rabbia, la rabbia di quelli che pensano che a loro tutto sia permesso; E' strano, ma non provavo paura, avevo già capito come da li a poco sarebbe andata a finire... e così al primo calcio che mi è arrivato, ho preso forza e gridando < Ti spacco la faccia> , mi sono difeso, gli ho mollato qualche pugno e lui si è messo a correre verso l'uscita, avrei voluto che lo avesse visto la sua fidanzata mentre scappava, ma lei, poverina era fuggita da un bel pezzo. Lo raggiunsi e la colluttazione durò ancora un po, la stazione era diventata deserta e mentre lo colpivo, lui mi ha morso il pollice della mano destra, poi riuscii a metterlo a terra e carico di adrenalina, gli diedi qualche altro pugno, prima che arrivassero dalla stazione vicino gli uomini della sicurezza.
Ci avevano appena diviso, il ragazzo un po malridotto, aveva cambiato espressione era impaurito e adesso sembrava un bambino e io provai oltre alla rabbia anche una forma di tenerezza, tenerezza per lui che era cresciuto con l'idea, che picchiare, umiliare e annichilire, fosse la normalita e, l'eccezione erano quelli come me, quelli che non si fanno “ i cazzi propri”.
Ho riflettuto molto su questo episodio, dovrei sentirmi bene, perche “il cattivo” ha avuto quello che si meritava; a me dopo quel morso, l'unghia mi è diventata tutta nera, mi fa male e nei prossimi giorni è destinata a cadere. Il Cattivo è stato portato via con la faccia sanguinante, così seplicemente, niente denuncie o dichiarazioni, evidentemente questa è diventata purtroppo per chi lavora nella sicurezza, la routine.
Quel ragazzo verso di me ha usato violenza due volte; La prima quella fisica e gli è andata male, ma la seconda, quella morale è andata a segno, di fatto mi ha costretto a sentirmi come lui, perché “La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci”.

mercoledì

ESERCIZI DI CIVILTA'...



In palestra, tra un tapis roulant, una lezione e un esercizio alla panca, mi capita di osservare e sentire, anche cose che eviterei volentieri, piccole azioni goliardiche, parole omofobe, dettate più dalla disattenzione e dalla maleducazione, che da una vera e propria pericolosa avversione violenta  verso gli omosessuali. 

Ragazzo 1 < Mettile meglio quelle braccia, come lo fai te l'esercizio, lo fanno solo i recchioni e i ritardati!> il ragazzo 2, sorrideva e cercava di sistemarsi meglio, ma il ragazzo 1, continuava < Dajee!!! non so se sembri più recchione o ritardato ! >
a quel punto con tono ironico, ho detto verso di loro < Guardate che esistono anche recchioni ritardati e quelli tipo me che sono recchioni e basta, però è brutto sentirti parlare in questo modo>
Rag.1 < Ma io lo dico così senza offesa, lui mica si offende... >
con tono gentile e accomodante rispondo < Guarda ho capito, che lo dici con leggerezza, però pensa se al mio posto ci fosse stato ad esempio un ragazzino gay meno strutturato di me... lo avresti ferito, magari già lo hai fatto e neanche te ne sei accorto...>
Rag1 < Scusa, non ci avevo mai pensato, sono cose normali che si dicono, lo so che ora suona una stronzata, ma conosco un pò di gay e penso che voi siete delle persone fantastiche >
... < Ecco la stronzata l'hai detta, i gay non sono tutte persone fantastiche, sono solo pesone, ci sono sia quelli che vorresti avere come fratelli e altri invece, che vanno evitati come la peste >
Dopo qualche giorno l'ho sentito negli spogliatoi che apostrofava un suo amico < Sei proprio un frocio senza palle > e l'altro rispondeva < Sempre meglio che Laziale! > allora è vero, le cattive abitudini sono dure a morire... e comunque, Forza Roma !
Poi succedono anche cose da quasi telefono azzurro; un paio di settimane fà in sala pesi c'era una ragazzino bruttino, cicciottello, molto timido ed effemminato, con lui c'era suo padre, fisicato, rasato, che ogni tanto con tono deciso lo esortava a fare gli esercizi, il ragazzino era superscazzato e sicuramente avrebbe preferito stare altrove, magari perché no, con le amiche del cuore a mangiare da Mc. Negli pogliatoi, lo vedo entrare, con passo delicato e silenzioso, mettersi seduto in un angolo e fissare il pavimento, dopo poco arriva il padre, che nell'entrare si scontra con un ragazzo che usciva, ma si scontrano in un modo buffo, quasi toccandosi la faccia, il padre allora imbarazzato fa < haò! Menomale che non sei frocio!>, il ragazzo prontamente dice < Chi te lo dice che non lo sia?>, il padre del ragazzino, sentendosi provocato risponde in modo semi-scherzoso ma diretto < Se sei frocio, tienitelo per te, a me non interessa proprio saperlo! >, istintivamente ho guardato quel ragzzino, che come prevedevo si è irrigidito e che scoprendosi osservato da me, si è annichilito e preoccupato; Il padre, levandosi la maglietta con tono spazientito rivolgendosi al figlio  < Ancora non ti sei spogliato, ma che fai, mi aspetti pure per fare la doccia?>.
Nel corso degli anni proprio nelle ore in cui pratico  sport, mi sono capitati un sacco di aneddoti di piccola omofobia. Ecco è proprio questo machismo un po' cialtrone e vecchio, è questo non voler conoscere e riconoscere, è questo abbassare gli altri per emergere, è questo  non voler arrendersi all'educazione, che offende e mortifica, ma che in realtà dovrebbe offendere e mortificare innanzi tutto chi usa l'omosessualità come ingiuria. Mi rivolgo a queste persone; Il fallimento della vostra sportività, è direttamente proporzionale a l'alta tollerabilità  all'insulto  indiretto e diretto che tutti gli omosessuali hanno sviluppato negli anni, proprio nei posti dove si pratica lo sport; Che poi a dirla tutta in percentuale sono proprio gli omosessuali quelli più palestarti e sportivi :)
Luciana Littizzetto durante un monologo divertente disse “La palestra è anche un luogo di socializzazione. Si divide tutto. Attrezzi, macchine, verruche e funghi.” … e io aggiungo, la palestra è anche un luogo dove poter sviluppare oltre ai muscoli, anche una morale più aperta e coraggiosa e dove è consigliabile alternare agli esercizi con il bilancere, dei piccoli esercizi di civiltà.

martedì

IL DISTACCO ( e la consapevolezza che tutto finisce)


Da ogni cosa ci si può mettere al sicuro, ma per la morte abitiamo tutti una città senza mura.
Epicuro

Era da qualche giorno che stava male e un pomeriggio appena tornato dall'asilo, mia madre mi caricò in macchina e andammo a trovarlo. Mi ricordo la sua stanzetta illuminata solo da una abajour, mia zia era seduta in un angolo del letto e lui in un altro angolo che dormiva a pancia sotto... avrei voluto svegliarlo, ma mia madre con delicatezza, mi disse che potevo solo tirargli un bacio con la mano e così ho fatto; poi venni preso in braccio e portato fuori.
Andrea era mio cugino, il mio compagno di giochi e all'epoca io avevo cinque anni e lui sei, non l'avrei mai più rivisto e a mia madre toccava il compito di dirmelo...
Qulche giorno dopo, ero seduto sul pavimento del salotto intento a disegnare... dalla tensione di quei giorni avevo percepito che qualcosa stava succedendo; I bambini esattamente come gli animali, dove non ci arrivano con la logica ci arrivano con l'istinto. Si avvicinò leggera, si accovacciò vicino a me e con calma disse < Alessandro, ascoltami, Andrea ultimamente si era ammalato tanto e l'unico modo per farlo stare meglio è stato trasformarlo in un angioletto, ora è in un posto bellissimo insieme ad altri bambini con le ali e mi ha detto di salutarti e che ora sta bene e non soffre più >... c'era qualcosa che non mi tornava, se la notizia che mia madre mi stava dando era una bella notizia, perché allora aveva gli occhi pieni di lacrime? La osservavo cercavo di capire, stava per accarezzarmi quando tutto mi fu chiaro, le diedi una spinta e urlai < Mamma, Andrea è morto! È solo morto!> … < E' un angioletto sta bene ora... >, mi ripeteva con un tono più convicente possibile, < Brutta bugiarda è morto!!!>... poi andai a rifugiarmi sotto il divano e iniziai a piangere a dirotto, me la ricordo inginocchiata mentre allungava il braccio tentando di tirarmi fuori da li, mi ricordo che l'ho riempita di calci e pugni... io da la sotto non avrei voluto più uscire.
Dopo poco, mio padre venne con passo veloce, riconobbi le sue scarpe, sollevò il divano e mia madre potè finalmente prendermi, ormai piangevo sommessamente, il viso e le mani erano graffiate e sporche di sangue, per via della rete del divanoletto; Mamma e papà si strinsero intorno a me in un abbraccio e restammo così per un pò.
Con gli anni seppi come erano andate le cose; Andrea venne ricoverato in ospedale dove morì di meningite fulminante, i miei zii non si ripresero mai più completamente, per mesi e mesi passarono le notti davanti al cimitero aspettando l'apertura, spesso se ne stavano in macchina, sospesi, mentre con i fari illuminavano la piccola lapide al di là del cancello. Poi anche per loro la vita riprese a scorrere, ma ormai era irrimediabilmente compromessa.
Da quel momento iniziai a intuire il significato della morte, nei giorni successivi, la nostalgia delle giornate passate con mio cugino e la consapevolezza che non ci avrei mai più giocato, erano pensieri fissi che mi toglievano l'appetito e mi rendevano solitario; Compresi così, che la morte dona dolcezza ai ricordi e impreziosisce e rattrista il distacco, spesso piangevo pensando a quando non avrei più rivisto i miei genitori, le mie sorelle, ormai avevo capito che nulla sarebbe durato per sempre e quando capisci questa semplice regola, perdi un pò di quell'oblio dell'innocenza.
 Poi anche per me, la mia piccola vita riprese a scorrere, ma Andrea ancora oggi, ogni tanto riaffiora nei ricordi, così all'improvviso... come all'improvviso l'ho perduto.

mercoledì

AD ESSERE CORRETTI...



"Il circuito mediatico ama le cattive notizie gonfiandole a dismisura e questo è un malanno grave: la dismisura che giova ai demagoghi e corrompe la pubblica opinione".
 Avendo la fortuna di girare un pò, mi sono reso conto di una anomalia, un equivoco che in Italia (ma non solo, ma sopratutto) ha preso una strana connotazione, perfino goliardica e anticonformista; Sto parlando del 
“Politically Incorrect”,  o meglio di tutta quella parte di connazionali che storcono il naso, contraggono la bocca e alzano il sopracciglio, quando gli altri esprimono concetti di buon senso, con una dialettica educata, atta ad non offendere, senza dimenticare che la Democrazia è un esercizio di allineamento, qualcuno deve fare necessariamente un passo indietro e qualcun'altro un passo avanti.
Sottolineare le differenze morali e grattare  via a suon di talk-shoow e articoli,  la dignità  e la credibilità  dei segmenti di società più esposti e meno rappresentati , fa opinionista disincantato, figlio di una cultura  machista e muscolare; E così  (inizio con un tema che mi sta a cuore) noi omosessuali siamo ridotti a < Froci pedofili, con un sacco di soldi e  che in Italia ci sono cose molto più importanti da risolvere, prima dei nostri diritti !!! >,  Le donne non allineate che esprimono il loro reale disagio sulla condizione femminile italiana, < Delle represse veterofemministe che non prendono abbastanza cazzo  e  che  in Italia, ci sono cose molto più importanti da risolvere, prima di ascoltare le loro lamentele !!! >  e naturalmente < I negri che vengono  tutti  quà per rubare e sta storia dei rifugiati politici è una invenzione per rubare altri soldi che  in Italia, ci sono cose molto più importanti da risolvere, prima di ascoltare  le loro richieste di aiuto !!! > ecc ecc, aggiungendo quasi sempre alla fine, < Sono in moltissimi a pensarla come me !!! > , pensieri poco complessi poco empatici, poco strutturati, dove la risposta è attaccata alla domanda, senza una vera pausa di riflessione o peggio dove la riflessione è un insieme di luoghi comuni solo negativi che montano la rabbia  e aggravano le tensioni sociali... e dove, è quì l'equivoco! Questi commenti vengono accolti perfino come atti di coraggio...ma coraggio di che ? Assecondare e soddisfare le esigenze di questi Odiatori, sembra che debba essere sempre una priorità  nazionale, necessariamente sempre in conflitto e in contapposizione con le richieste degli altri... come vedere riconosciuta la mia  unione civile con Edu anche in Italia, necessariamente, toglie qualcosa a loro...  Probabilmente si, gli  toglie l'attribuzione di tribù più numerosa ed elitaria.
 Tutti trincerati dietro questa maggioranza di riferimento, tra lo snob e l'incazzato, trasversalmente dichiarano guerra alla correttezza; Ma che c'è di male ad essere corretti? Non è forse vero che una civiltà evoluta è principalmente una società corretta? Dove tutti, con quello che possiamo dovremmo contribuire? Dove tutti dovremmo nascere con gli stessi diritti e le stesse possibilità? Dove chi commette crimini dovrebbe avere la certezza della pena? ... Ecco il buonsenso mi dice che dovremmo  ripartire da quì.

  Politically Incorrect,  è  il luogo morale, dove la decadenza  culturale e civile, con una dialettica  cinica e spesso ironica, arma le menti e le braccia dei delusi, dei frustrati e degli impauriti, rassicurati da una  "norma civile di maggioranza" che distrugge e rilegge automaticamente i valori umani più profondi e articolati.

Anche io nel mio piccolo, sono un uomo normale e lo affermo senza dimenticarmi di quella citazione detta dal grande Psichiatra, Franco Basaglia “ Visto da vicino nessuno è normale”.
Ho un compagno, una casa, una famiglia, amici, progetti esattamente come quelli della "la tribù" più numerosa; Ovviamente, grazie allo Stato Italiano, per moltissimi versi sono considerato un cittadino di serie B. Ma, la normalità la esprimo proprio nella messa in atto e la condivisione dei miei valori, espressi con educazione e  pudore, verso chi purtroppo una sufficiente qualità della vita, non ce le ha e forse non ce le avrà mai.

domenica

ANIMA ANIMA-LE



Era da qualche mese iniziato il 21° secolo, ero fidanzato con un laureando alla Luiss, mi ero comprato casa e l'avevo arredata in stile romantico minimale, quadagnandomi insieme ad altri tre eletti, una foto su una rivista di arredamento giapponese, con il titolo Piccoli appartamenti europei, insomma ero un figo, anche il lavoro andava a gonfie vele, mi era rimasto un solo desiderio,  possedere un gatto Canadian Sphynx, se non ce lo avete presente, sono quei gatti rosa pesca, senza pelo, magri e aristocratici; ecco nel mio piccolo appartamento europeo, sarebbe stato il tocco pop e decadente che mancava, avevo già chiamato un petshop vicino casa e dovevo solo richiamare per prendere un appuntamento... ma gli eventi presero un'altra piega.

Una domenica, andando a pranzo dai miei che abitano fuori Roma, in un mix di villette e campagna, mentre rallentavo per parcheggiare, mi attraversarono la strada due canoni pastori seguiti da un terzo, un canetto di media taglia, bianco a spot arancioni, camminava dietro di loro, timido, con la codina pelosa tenuta orizzontalmente, le orecchie ricadevano ai lati del muso come un caschetto anni '20 e gli occhi assenti sembravano due cioccolatini fondenti. Entrato in casa, chiesi informazioni < Papà ma di chi è quel cane che sta insieme ai cani pastori?> … < Mah! Non ho capito bene, penso che sia dei cacciatori, ma non lo portano a caccia e spesso, sia noi che i vicini gli diamo da mangiare, noi non possiamo tenerlo, abbiamo già Pippo e Sisina >. Dopo pranzo eravamo in giardino a fumare, e dall'altra parte della rete riapparse quello strano quadrupede, mi girai verso mio padre e dissi < Senti, io me lo prendo, vado al circolo caccia e gli dico che me lo porto via > e così feci. Al circolo caccia appresi perchè non lo volevano più, un vecchio dalla faccia simpatica, ridendo mi rispose < Quel cane è una pippa, gli uccelli che cadono uccisi, lui va li, li odora e si allontana, se andiamo in una direzione, lui da solo va dalla parte opposta a mangiare l'erba... insomma una pippa!> , un cane da caccia che non ama la caccia.... molto hippy.

Tornato indietro, arrivai alla macchina, lui era nei paraggi, lo chiamai con il primo nome che mi venne in mente < Pedro! Vieni qui > , lui arrivò vicinissimo a me, scodinzolava vagamente impaurito, aprii lo sportello  della macchia, mi guardò, restammo occhi negli occhi per qualche istante poi salì velocemente.
Arrivati a casa, si mise in un angolo e dormì per circa due giorni, risvegliato iniziò a girare per casa, poi mi venne vicino, appoggiò il muso sulla mia gamba e inizio a pignucolare per un po, dopodichè fece un lungo sospiro e da quel momento si trasformò in un perfetto cane di città, che beve acqua fresca e mangia croccantini vitaminizzati solo per noia e mai per fame, che dorme su un cuscino in cotone, ma anche ovunque sul pavimento e che pretende di uscire alemeno tre volte al giorno.

Appena dopo la laurea, Camillo (così si chiamava) mi avrebbe tempestivamente lasciato, per seguire la carriera di avvocato a Londra, obbligandomi direttamente e indirettamente a mettere tutto, ma tutto tutto in discussione e in questo periodo cupo e doloroso, Pedro mi è stato sempre vicino, mi ha dato regolarità e preteso regolarità, quando arrivavo stropicciato alle 8.00 di mattina, dopo nottate di bagordi, lui mi aspettava dietro la porta, ed io lo sapevo, lui aspettava me, non solo per pisciare e mangiare... lui aspettava solo me.

Determinante è stato l'incontro con Edu, si sono capiti al volo, probabilmente Pedro è riuscito a comunicargli con il pensiero qualcosa tipo < Guarda, tu ad Alessandro piaci parecchio, resta con noi... vedrai all'inizio opporrà un pò di resistenza, ma lui ha bisogno di te e pure io...non ce la faccio più a dividere l'appartamento solo con lui > , si penso siano andate proprio cosi le cose; Fatto stà che Pedro ama profondamente Edu e quando Edu passa i periodi a Roma, Pedro è più vitale, vuole giocare e stare con noi, quando usciamo lui cammina immezzo a noi e se ci abbracciamo, lui inizia ad abbaiare, ma non per gelosia, ma perché vuole essere abbracciato anche lui, allora lo prendiamo in braccio e lui ride... sul serio, mette gli angoli della bocca in su e socchiude gli occhi.
Mentre, quando non siamo a Roma, succede che qualche amico viene a dormire da noi e con altri amici si organizzano per accudirlo, tutto pur di non fargli cambiare casa, portarlo a Dublino con l'aereo avanti e indietro, sarebbe uno stress troppo forte per il suo soffietto al cuore... ma lui è riconoscente, lui li ama tutti !

Perché ho deciso di parlare di Pedro? Perché non so per quanto vivrà, ha ormai più di tredici anni e una volta morto, il mio post consisterebbe solo a ringraziarlo dei bei momenti passati insieme, del suo dare senza chiedere ecc ecc. La verita è che  è  spesso insopportabile, accentratore, rumoroso, di notte va in giro per casa e sentire quelle zampette che camminano sul pavimento di legno è una tortura, scippa con la bocca gelati e pezzi di pizza dalle mani dei bambini, ha pisciato addosso ad una signora sulla sedia a rotelle, a un cieco seduto ad una panchina e ad un indiano che vendeva orecchini, spesso mentre ci dorme vicino scorreggia e siamo costretti ad aprire le finestre, quando è inverno è doppiamente deleterio, la mattina presto ti viene a svegliare con una bella e dolorosa zampata in faccia e non è perchè vuole uscire, ma solamente perché vuole attenzioni, così come quando abbaia ininterrottamente è perchè vuole i biscotti, il veterinario ci dice che va ignorato... ma vince sempre lui  i decibel che raggiunge sono devastanti e poi quando cambia il pelo, il pavimento si trasforma in un ovile, ciuffi sparsi di pelo bianco ovunque sopratutto sui vestiti, sono giorni di aspirapolveri e spazzole.
Quando dorme profondamente, non solo russa, ma agita le zampe, emette strani suoni, sbatte la coda, ha una attività onirica sorprendente... allora penso <... ma se sogna avrà anche delle aspirazioni? Delle ambizioni?> e mi chiedo, <...gli ho tarpato le ali? Sogna di stare con persone migliori di noi, in case migliori della nostra? Sogna di mangiare la coda alla vaccinara, invece dei soliti croccantini?> e nel dubbio mi rispondo, <menomale che non ha le corde vocali adatte per dirmelo e il pollice opponibile per scrivermelo>.

L'aspirazione a vivere in un appartamento da copertina, con un compagno snob e anaffettivo, con un gatto rosa pesca senza peli, circondato da una estetica da rotocalco settimanale; Grazie anche alla mia convivenza con Pedro, si è trasformata in qualcosa che ha  assomigliato da sempre alla mia visione della vita, cercando di capire il suo punto di vista (quello di un cane), ho capito che le risposte più adatte e sagge ai grandi temi esistenziali, sono spesso basiche e istintive, sforzandomi ad ascoltare la sua semplice e vulnerabile anima animale ... ho finito così per ritrovare e comprendere anche la mia.


lunedì

TIENILO BENE AMMENTE.


Si avvicinava il secondo anniversario di matrimonio e cominciavo a pensare a come festeggiarlo. Edu sarebbe tornato a Roma per alcune riunioni di lavoro alle quali aveva attaccato un giorno di ferie. L'anno precedente eravamo stati soli soletti a Dublino, mentre questa volta, trovandoci a Roma, ci ponemmo una domanda: “ma cosa organizzerà mai una coppia di omosessuali italiani, in Italia il giorno del loro secondo anno di matrimonio ? “ Smossi da una debolezza umana, abbiamo sentito il bisogno di raggruppare per l'anniversario il nostro piccolo clan, per ricordarci che anche in uno Stato come quello italiano, dove io e mio marito siamo considerati nulla, dove la nostra relazione, il nostro progetto di invecchiare insieme è considerato zero, proprio qui dove siamo nati cresciuti e dove io pago ancora le tasse (e quindi lo stipendio ai tanti, troppi politici, che ci trattano come disagiati mentali da bullare), una certezza c'è: la famiglia.
Da quando due anni fa hanno preso un aereo fino a Dublino per aderire, supportare e festeggiare la nostra unione, i miei parenti con i suoi sono diventati la nostra famiglia. A onorare l'anniversario c'era anche un'altra famiglia: i nostri amici.
Aperitivo dalle 18.30 al Bistrot sotto casa, un locale dove regna una atmosfera edonista e chiacchiereccia.
Un' ora dopo eravamo tutti lì fuori a bere cocktails, mangiucchiare, ridere e scherzare. Chi come i nostri anziani genitori seduti ai tavoli di legno, chi appoggiato alle macchine parcheggiate, mentre i bambini giocavano a rincorrersi e a nascondersi tra gli invitati.
Sarà stata la serata settembrina che a Roma è un lusso, tiepida, ma non calda; sarà stata forse la Caipirinha o semplicemente l'amore tangibile, ma mentre li osservavo, ho avuto un moto di orgoglio. Guardo mio padre che ha lavorato tutta una vita e anche da pensionato non sta mai fermo e mi ricordo quando era stato forte e con i capelli scuri e mi faceva salire sulle sue spalle, che da piccolo erano enormi e comode. Vedo mia madre sorseggiare il suo analcolico e me la ricordo giovane e creativa, mentre mi cuciva l'abito di carnevale. Vedo le mie sorelle ormai più che adulte, con mariti e figli al seguito e me le ricordo vanitose e bellissime, alle prese con i loro flirt adolescenziali. E poi vedo mia nipote Michela con un pancione tondo di sette mesi: non posso crederci, io le cambiavo i pannolini, sul serio!
Poi un piccolo bacio su collo, mi riporta al nostro anniversario. È mio marito che mi dice “amore, vieni che facciamo l'annuncio”. Non si tratta di me ed Edu, ma riguarda un po' tutti. Edu si fa spazio tra gli invitati e con tono solenne comincia: “Amici e parenti un minuto di attenzione, c'è una novità: mia sorella Angelica aspetta un bambino! Quindi al più puro atto di ottimismo verso questo nostro vecchio mondo, all'amore che genera amore...Brindiamo!!!".  Il papà di Edu, anche se già lo sapeva, non ha trattenuto le lacrime, anche io lo sapevo, ma anche io come lui mi sono commosso lo stesso. Erano lacrime belle, leggere, di gioia.
Dicevo tra me e me, muovendo impercettibilmente le labbra: “è questa la nostra vita? Sono queste le nostre vite che per vivere si nutrono di condivisione e speranza?". E come mi succede spesso, una melodia, una canzone popolare prende corpo nella mia testa e mi aiuta a esprimere e a completare quel momento. Ecco sento entrare il pianoforte e dopo qualche accordo la voce di Jhon Lennon inizia:

Immagina non ci sia il paradiso...prova è facile. Nessun inferno sotto i piedi, sopra di noi solo il cielo. Immagina che la gente viva al presente. Immagina non ci siano paesi, non è difficile, niente per cui uccidere e morire e nessuna religione. 
Immagina che tutti
 vivano la loro vita in pace. Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo...
spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno.

Edu: non dimenticarlo, è stato il nostro anniversario il vero “Family day”. Sono i bambini che crescono e nasceranno dalle nostre sorelle e nipoti o quelli che adotteremo la vera “Forza Nuova”. Il resto sono solo paludi, eserciti di orchi, finta umanità alimentata da odio.
Tienilo bene a mente, tienilo a mente sempre amore mio!

martedì

CITAZIONI CITABILI REMIX VOL.2

Come ho già detto  Quì ( digitateci sopra) "Su indicazione di mio marito, ho raccolto una parte delle mie citazioni citabili e in puro stile Settimana enigmistica, vi ripropongo pari pari, mosso da uno spirito giocoso e mai presuntuoso. "
"Il lavoro grosso, è demolire i preconcetti, è far comprendere che non esiste una categoria, quella dei froci, ma esiste una sola categoria, quella umana, composta da un pò di tutto...trasversalmente e che etichette come etero, omo, trans, intersex e bisex, (sicuramente dimentico qualcuno) sono classificazioni che vanno bene per studi sociologici e per articoli di giornale, ma che quando si tratta di te, della tua famiglia, dell'amore che tu hai per loro e loro per te, tutto questo dividere, ragruppare, omologare, perde di significato”
(Alessandro Bentivegna)

“Per chi come me ha superato i quaranta, chi come me nel migliore dei casi ha ancora da vivere un po meno di quello che ha vissuto, chi come me, mi può capire... Può capire che la paura di vivere è un lusso che alla nostra età, non possiamo più permetterci”
(Alessandro Bentivegna)

“La vacanza per me è una concessione, un dono che la vita mi offre, quindi non la spreco, un tempo troppo prezioso per disperderlo tra litigate e lamentele, la mia scala di valori in vacanza ha delle priorità,  guardare con occhi disinteressati le cose tendenzialmente brutte e esaltare e trovare un significato poetico alle cose che mi piacciono, potenziarle e trasformarle in superlative... in vacanza inforco metaforicamente i miei occhiali con le lenti rosa e vedo tutto rosa”
(Alessandro Bentivegna)

“Le persone narcisiste e anche egocentriche mi sono sempre piaciute, ovviamente mi riferisco a individui dalla personalità complessa,  dove l'amor proprio fa leva sulla ricerca di una personalissima etica,  indissolubile da una personalissima estetica”
(Alessandro Bentivegna)

“E' giunto il momento di consigliare alle molte donne che pensavano bastasse avere un amico gay per essere alla moda, di guardarsi allo specchio! Vestirsi come Lady Gaga alle 8 di mattina per andare in ufficio, non è sempre il massimo”
(Alessandro Bentivegna)

“L'innamoramento è un propellente eccezionale, per combattere pregiudizi, intuire quale tipo di vita si vuole vivere e far vivere  a noi e al nostro partner, dietro ogni nuovo conflitto, c'è sempre una nuova risposta; è della qualità delle soluzioni, che si nutrono  consapevolezza  e dignità. Solo amando, possiamo sfidare la legge di gravità e tentare di elevarci”
(Alessandro Bentivegna)


“L'amore altro non è che una scelta, un esercizio di grazia e rigore, che deve renderci più belli fuori e dentro contemporaneamente e indissolubilmente”
(Alessandro Bentivegna)

"Non ci sono scelte giuste o sbagliate, ma solo scelte alle quali ci adeguiamo nel migliore dei modi"
(Alessandro Bentivegna)


“Per noi che non siamo credenti, il natale è semplicemente la festa della famiglia e famiglia per noi comprende un po tutto, i legami biologici, quelli affettivi ed elettivi"
(Alessandro Bentivegna)

“Quanti momenti, piccole consapevolezze, minuscule fratture con il passato abbiamo vissuto? ...Niente di traumatico, ma sono le piccole svolte sommate che detrminano l'autenticita’ della nostra esistenza….”
(Alessandro Bentivegna)

“Questa notte ho preso il suo pensiero amorevole, l'ho poggiato sulla spalla e ho dormito profondamente”
(Alessandro Bentivegna)

Basta, chiamarci solo gay...ma chiamateci anche adulti lavoratori italiani”
(Alessandro Bentivegna)

Non sempre il posto dove nasciamo, sara’ lo stesso dove vivremo o moriremo questo e’ certo”
(Alessandro Bentivegna)

"Penso che l'errore più grande che facciamo con le persone che ci sono vicine, sia quello di ritagliare una loro foto, metterla in un fondale e pensare che quella foto e quel fondale non cambieranno mai."
(Alessandro Bentivegna)


venerdì

CONVERSAZIONI IN FAMIGLIA


Qualche giorno fa, sono andato a trovare i miei genitori. Dopo il pensionamento di mio padre, si sono trasferiti fuori Roma, nei pressi di Cerveteri, invecchiando hanno optato per uno stile di vita più sano, una casa con un giardino, un piccolo orto, galline ovaiole e due cani. La scelta radicale, con gli anni si è rivelata vincente, oggi sono una bella coppia di ottantenni, sobri e rilassati.

Erano passati diversi mesi dall'ultima volta che avevamo pranzato insieme solo noi tre, a tavola tra un piatto di spaghetti e una frittata,  mi fanno un recap sulle vicissitudini di zii, cugini, e amici di famiglia, poi mia madre si alza per preparare il caffè e con tono preoccupato mi dice < Hai letto di quel ragazzino gay di quattordici anni, che si è suicidato? > ...< si mamma ho letto > , mentre avvita la moka e la mette sul fuoco, continua < A volte ci penso, penso al mondo triste che stiamo lasciando noi vecchi, i giovani non imparano mai dagli errori e dalle mancanze degli adulti, se un giovane si toglie la vita è perché prima è stato escluso e non è stato messo in condizione di esprimersi liberamente >, mio padre prende la parola < Noi, che tu eri gay, lo avevamo capito fin da quando eri piccolo, eravamo preoccupati, non avevamo gli strumenti per affrontare questa cosa e ci illudevamo che non fosse vero, fino a voler credere che le nostre certezze fossero solo sensazioni sbagliate; però questo succedeva più di trent'anni fa e  sapere che in Italia esistono ancora genitori che non sono in grado di comprendere e rassicurare i loro figlioletti gay , mi dispiace > ... mia madre versa il caffè nelle tazzine, le poggia sul tavolo, si siede e mentre le zucchera mi dice < Questa notizia mi ha fatto venire in mente una cosa che mi capitò quando avevo io quattordici anni, mentre tornavo a casa notai che un ragazzino magrolino, veniva preso in giro da un guppetto di coetanei, “brutto gay” gli dicevano, “fai schifo, sei malato”, lui piangeva e li suplicava , loro continuavano a dirgli “gay! Sporco gay”,  mi sono avvicinata, avevo paura e mi sudavano le mani, ma ho iniziato comunque a urlagli contro;  vergognatevi! Lasciatelo perdere, voi siete in tanti e lui e solo, andate via. Lo dissi a brutto muso e loro sorpresi e disorientati se ne andarono, il ragazzino, mi ha guardato per un attimo e poi è scappato via >, finisco di bere il caffè, la guardo intenerito ... mia madre giovane eroina della causa, però c'è una cosa che non mi quadra in questo racconto e glie lo dico sorridendo < Però, mamma mi risulta difficile, pensare che in una borgata romana degli anni '40 usassero la parola gay > … < E' vero, gli gridavano “frocio”, ma è una parola  brutta, nata per offendere, è una parola che mi imbarazza dirla, specialmente davanti a te che sei mio figlio e che ti amo tanto >.



Tornando a casa,  venne in mente anche a me un aneddoto, che dopo le parole di mio padre, rilessi in maniera più complessa; Avevo anche io quattordici anni, frequentavo il primo anno dell'istituto d'arte ed ero affascinato dal movimento punk, come molti ragazzini, sperimentavo una identità sociale possibile, portando i capelli con una piccola cresta rossa e un giorno, mio zio si rivolse a mio padre con me presente < Ma, tuo figlio che si tinge i capelli? Sarà mica un frocio ?! > , quelle parole mi arrivarono come una bastonata in faccia, ero stato scoperto, non sapevo come reagire ... mio padre guardandomi fisso negli occhi, gli rispose a tono      < Mio figlio è solo un ragazzo e può fare quello che vuole ! > , poi girando lo sguardo verso mio zio aggiunse < Non mi piace che usi questi termini  davanti a lui > .

Durante l'adolescenza, mi è capitato  più volte di essere preso in giro,  umiliato e di sentirmi oppresso; Ma quella fiducia che mio padre mi aveva accordato "di poter  fare quello che volevo” , quella comprensione nel suo sguardo,  per me sono state un appiglio e hanno contribuito a rafforzami,  mettermi alla prova e dare un senso alla mia ricerca di individuo, ad evitare di sentirmi totalmente sbagliato e perché no; Magari ad evitare che, in un momento di smarrimento ... decidessi di farla finita.